Ce lo chiediamo spesso: quanto deve essere lungo un post di blog?
La lunghezza ideale di un posti di blog è una questione decisamente spinosa. Tanto per cominciare, sappiamo che la lunghezza di un testo è relativa all’argomento e soprattutto a chi ci leggerà. Ma sappiamo anche che, al di là di queste ovvie considerazioni, esiste una lunghezza ideale per i testi online: in rete, ogni canale specifico – un articolo di blog, un post di Facebook o di Instagram, un tweet eccetera – ha le sue regole e il numero delle parole conta al punto da determinarne l’efficacia.
Conta sia per il lettore, che sappiamo essere sempre meno predisposto a leggerci, sia per i motori di ricerca, che premiano chi si comporta nel modo per loro più “virtuoso”.
E qual è questo modo? Vediamolo insieme.

I motori di ricerca, Google in primis, funzionano in modo semplice. Sono nati e ottimizzati per rispondere alle domande degli utenti: più sono capaci di darci risposte in tempi rapidi, più avranno successo. Devono dunque scegliere, in frazioni di secondo, quali sono i testi che possono contenere la risposta che cerchiamo, selezionandoli nell’universo sconfinato dei contenuti web: pochissimi attimi per scartare una massa enorme di risultati e offrire i migliori.
Ecco che anche la lunghezza di un testo è determinante per essere scelti o scartati da Google. I suoi algoritmi sono arrivati a identificare una lunghezza ideale dei testi, entro la quale è molto probabile che sia contenuta la risposta che serve. Ovviamente, diamo per scontato che il testo sia identificato da un titolo e da una meta description ben fatti (ne parleremo magari in un altro post): passata questa selezione, Google ci sceglie per quante parole il nostro testo contiene. E quale sarebbe questa misura?

1.500 parole

Questo non significa che un testo più lungo verrà scartato, o che uno più breve non sarà preso in considerazione: 1.500 parole è la lunghezza ottimale per i motori di ricerca, l’argomento e il pubblico ci faranno capire se sarà invece necessario andare oltre o fermarsi prima. Stiamo cioè affermando che se ci atteniamo a questa misura, sarà più probabile che Google ci guardi di buon occhio e ci faccia scalare le sue classifiche. Sta poi al buonsenso di ognuno noi capire quanto realmente occorre scrivere.
Il calcolo di Google opera in termini probabilistici; se dovessimo incrociarlo alla capacità media di attenzione di un lettore… beh, siamo appena a 400 parole – se state leggendo fin qui –, e immagino che ne abbiate già abbastanza.

Il consiglio, dunque, qual è?
Quello di tener conto dei motori di ricerca, ma soprattutto delle attitudini e delle esigenze del proprio pubblico. E’ bene pensare sempre ai lettori “umani”, mettersi nei loro panni: ci accorgeremo ben presto che l’ideale sarebbe trattare l’argomento il più brevemente possibile, riuscendo a offrire le risposte che servono col minor numero di parole. Che è come dire: scriviamo giusto quanto serve per essere utili al lettore.

E allora, per essere ancor più utili, vediamo adesso qual è la lunghezza ideale di altri testi con cui abbiamo spesso a che fare online:

Articolo di blog: 1.500 parole

Oggetto di una mail: non più di 50 caratteri

Riga del testo di un sito: 12 parole

Paragrafo: 3-4 righe

Post di Facebook: 100-140 caratteri

Tweet: 120-130 caratteri

Title tag: 55 caratteri
(La title tag è la prima riga di un articolo, quella che segue il titolo e che viene visualizzata come risultato della ricerca su Google)

Meta description: non più di 155 caratteri
(Segue la title tag, è il breve testo descrittivo di un articolo e compare anch’esso nei risultati dei motori di ricerca. Per chi usa WordPress, è il “riassunto” di un articolo ed è molto importante utilizzare questo campo al meglio.)

Nome di dominio: 8 caratteri

Questo articolo conta poco più di 600 parole, ovvero non abbiamo raggiunto nemmeno la metà del contenuto lessicale per “sfamare” Google a dovere. Pensate che sia poco o che abbiamo trattato a sufficienza l’argomento dichiarato nel titolo?

La risposta che darete sarà senza dubbio utile a imparare a misurare ciò che facciamo, a predisporci al controllo su noi stessi e a capire quale misura si adatta meglio al proprio contesto, non soltanto alla tastiera.