No, non sto parlando di API, Application Program Interface, ma dell’insetto che tutti
conosciamo. Api e marketing sono un
binomio vincente, e sono sempre di più i brand che si dimostrano sensibili
alla tutela di questo piccolo ma straordinario animale. Solo per citare due
esempi, ecco che cosa ha ideato McDonalds e cosa,
invece, Hello bank!, la banca digitale del Gruppo
BNP Paribas.
Fioriscono i progetti di apicoltura urbana e le più celebri associazioni
ambientaliste lanciano campagne per la loro salvaguardia: basti pensare a Save the queen di Legambiente, Save the bees di Greenpeace e Bee Safe
di WWF.

Perché tutto questo improvviso interesse per le api? Ci siamo accorti soltanto adesso del loro fondamentale contributo alla salute e alla sopravvivenza della vita sulla Terra?
SOS api: un grido inascoltato
In Europa ancora non siamo riusciti a trovare un accordo sulla bozza di un regolamento che dovrebbe tutelare le api, modificando l’attuale Regolamento 2009/1107/CE sui pesticidi. Le relazioni scientifiche dell’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, sulla salute delle api e sui rischi dei fitofarmaci più diffusi, non sembrano ancora sufficientemente convincenti per spingere i Paesi membri ad adottare una strategia comune a tutela delle api. Troppo grandi gli interessi in gioco, troppo influenti le multinazionali che dovrebbero correre al riparo se determinate sostanze, nocive per questi preziosi insetti, fossero messe al bando.
Eppure, le popolazioni apicole sono in drastico calo in tutto il mondo. Secondo i risultati dello studio BeeNet, dagli anni duemila si registrano tassi di mortalità annui tra il 30% e il 36%, concentrati soprattutto laddove si utilizza una particolare tipologia di insetticidi sintetici, i neonicotinoidi quali il clothianidin, l’imidacloprid e il thiamethoxam.
L’effetto di queste molecole sulle api è devastante: danneggiano il sistema nervoso, cancellando la memoria e impedendo loro di orientarsi. Una condanna a morte per sfinimento, nell’inutile tentativo di tornare all’alveare o di adempiere alle funzioni sociali che non sono più in grado di ricordare.
Bee-marketing
Ecco che la questione api acquista i tratti – finalmente – di
una vera e propria emergenza.
Tutti sappiamo, infatti, che senza il loro cruciale contributo l’intera catena
alimentare collasserebbe nel giro di poco tempo. Dopo la morte dell’ultima ape sulla Terra potremmo sopravvivere circa
quattro anni, come recita una celebre citazione attribuita a Einstein.
Dopodiché le produzioni agricole andrebbero in crisi, diminuirebbe
drasticamente la biodiversità e, come tutti gli esseri viventi del pianeta,
anche noi evolutissimi Sapiens sapiens
avremmo le ore contate: ci estingueremmo per fame.
Cresce, dunque, la consapevolezza dell’importanza
del ruolo delle api per la salvaguardia della vita sulla Terra ma anche
della nostra economia, cresce il tam-tam mediatico utile alla diffusione di un
simile pain: si sta configurando
quanto accaduto per l’inquinamento da plastica negli oceani e la nascita del
conseguente plastic-free
marketing. Anche le api si prestano a essere strumentalizzate a tal
fine, il Bee-marketing è già realtà: ben venga!
Il fatto che per assecondare la crescente sensibilità ambientalista dei nuovi target, soprattutto tra i più giovani, le aziende si mostrino sensibili alla tutela delle api è l’ennesimo segno di un epocale cambiamento in atto in senso al marketing. Da figurare tra i principali responsabili dei disastri ambientali causati dall’attuale economia lineare (Vance Packard docet), il marketing può ora riscattare il proprio ruolo sociale e contribuire a un mondo migliore. Grazie, anche, al sostengo in favore delle api.
Api e CSR
Marketing sì, ma quale?
Quando ci mette lo zampino l’ambiente, lo sappiamo, l’ambito di applicazione è la Responsabilità Sociale d’Impresa, la cosiddetta CSR (Corporate Social Responsibility).
Gli ideatori di Apicoltura Urbana lo hanno capito bene e ne evidenziano i benefici per le aziende: “BaaS” cioè Bees As A Service, le “api come servizio”. Lo si intuisce facilmente, siamo nel campo del marketing B2B: si invitano le imprese a investire in CSR attraverso progetti di apicoltura urbana, cioè finanziando l’installazione e la cura di alveari sui tetti degli edifici o negli spazi verdi in città o in zone industriali che lo consentono. Oltre ai vantaggi in termini di branding, alzando l’asticella della percezione del proprio brand negli stakeholder interni ed esterni, si ha anche un dolcissimo ritorno: miele a km-zero per l’azienda e i clienti!

Adotta un alveare
Apicultura Urbana non è la sola iniziativa di Bee-CSR. Un altro caso esemplare è rappresentato dalla community 3Bee, che propone di “adottare un alveare” al pari di quanto propone, ad esempio, Treedom con gli alberi.
Grazie a 3Bee è possibile non solo salvaguardare le api, ma sostenere gli apicoltori del proprio territorio entrando a far parte di una vera e propria community diffusa in tutta Italia. Seguiamo passo passo la vita delle “nostre” api, sappiamo quanti fiori impollinano e contribuiamo a difendere le biodiversità locali. Dulcis in fundo, annualmente ci spetta il miele prodotto dall’alveare che abbiamo scelto, con relativo attestato che testimonia il nostro impegno in favore di questi straordinari insetti.
Planet Bee
C’è un altro progetto, ancora agli esordi ma non per questo meno interessante, che ci fa capire il potenziale delle api in termini di CSR e quindi di marketing.
Lucerna Bees ha tutte le caratteristiche per portare il Bee-marketing a un gradino superiore: a differenza degli altri progetti che abbiamo visto fino ad ora, viene meno nel target l’importante richiamo del miele. Non si tratta, infatti, di un’idea per tutelare la specie Apis Mellifera, ovvero l’unica a produrre il prelibato nettare commestibile, ma delle api “minori” – si fa per dire – Megachile Rotundata, anche dette “api solitarie”.
Si tratta di una specie di ape di piccola taglia, che non
produce miele e che non punge, ma che è a dir poco stacanovista. Riesce a impollinare, durante il proprio
ciclo di vita, una quantità 50 volte superiore di fiori rispetto ad Apis Mellifera. Si calcola che con una
popolazione in salute di questo tipo di imenottero, la produzione agricola e quindi di cibo possa aumentare fino al 30%:
un contributo straordinario alla salvaguardia della biodiversità, alla tutela ambientale
e allo sviluppo di un’economia locale e responsabile.
Chi aderisce al progetto Planet Bee di
Lucerna Bees riceve un alveare da installare all’aperto, in campagna o comunque
in presenza di un orto o di un giardino fiorito, semplice da gestire e innocuo
per animali e persone. Un gesto minimo ma davvero virtuoso, un segno concreto
della propria voglia di migliorare il mondo.
Sono convinto che iniziative di questo tipo possano rappresentare per le aziende importanti opportunità di crescita in termini di CSR, per questo osserverò con attenzione i passi di Lucerna Bees e di progetti simili.
Lasciamo a Walmart o ad altri lo sviluppo di futuristici droni-impollinatori e concentriamoci piuttosto sulla tutela di questi infaticabili e generosi insetti da cui tutto dipende. Non a caso, dall’antico Egitto a Napoleone, l’ape è sempre stata simbolo divino di vita ed eternità: disgraziato l’uomo che sarà costretto a sostituirla con la tecnologia.